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La corsa ai data center AI: un investimento senza precedenti

Nel secondo trimestre del 2025, sei colossi (Amazon, Microsoft, Google (Alphabet), Meta, Apple e Oracle) hanno investito oltre 100 miliardi di dollari in infrastruttura AI. Una cifra che, proiettata su base annua, supera i 400 miliardi e si colloca su livelli storicamente inediti nel settore tecnologico.

Confronto nella storia delle infrastrutture digitali

Il paragone con investimenti storici mette in luce l’unicità del fenomeno. Le reti 5G hanno richiesto tra 500 e 600 miliardi in diversi anni, mentre la backbone di Internet è costata annualmente solo poche decine di miliardi. Le ferrovie, i ponti e i porti hanno richiesto capitali enormi, ma con tempi di ammortamento che si misurano in decenni o secoli, e restano tuttora in uso. Le data center AI, per contro, vivono un ciclo molto più rapido.

Cicli di vita tecnologici vs opere durature

L’hardware dei data center – GPU, acceleratori, sistemi di raffreddamento – si deprezza in pochi anni o mesi, non decenni. L’obsolescenza tecnologica impone aggiornamenti continue: ciò che oggi è all’avanguardia può diventare obsoleto in meno di tre anni. È l’esatto opposto di ponti o tratte ferroviarie progettati per durare generazioni.

Caption: “Confronto tra durata media (ferrovie, backbone, 5G, data center AI) e investimento annuo stimato – in evidenza l’accelerazione degli investimenti AI rispetto alla breve durata del ciclo degli asset.”

Come le big tech contano di rientrare dell’investimento

I rincari infrastrutturali sono sostenuti da strategie mirate. I ricavi della generative AI sono previsti in aumento da circa 45 miliardi nel 2024 a oltre 1 trilione entro il 2028. Le economie di scala concesse dai giganti hyperscale creano barriere insormontabili per nuovi concorrenti. Contratti pluriennali con clienti enterprise assicurano flussi di cassa ricorrenti e stabilità. Inoltre, operazioni come la cessione di asset da parte di Meta (circa 2 miliardi di dollari) rafforzano la strategia finanziaria strutturata.

Rischi e incognite del grande capitale accelerato

Pur con prospettive elevate, esistono diversi rischi. La rapida obsolescenza può generare capacità inutilizzata, richiamando la bolla delle telecomunicazioni degli anni ’90. La domanda energetica di questi data center spinge le reti elettriche a capacità limite, con necessità di investimenti paralleli in generazione e distribuzione. Inoltre, la maggiore efficienza potrebbe semplicemente stimolare più domanda – un richiamo al paradosso di Jevons.

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Una nuova epoca delle “grandi opere” digitali

Stiamo assistendo a nuove grandi opere, ma in versione digitale e accelerata. Se ponti e ferrovie durano intere generazioni, i data center AI seguono cicli tecnologici brevi, con una pressione costante sul ritorno dell’investimento prima che il valore sfumi. L’esperimento dell’era moderna consiste nel generare un impatto duraturo nonostante cicli brevi e investimenti massivi.