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In Albania un’AI “ministra” contro la corruzione: come funzionerà davvero

L’Albania ha annunciato l’ingresso in Consiglio dei ministri di una “ministra” virtuale basata su intelligenza artificiale, Diella, con un mandato esplicito: rendere trasparenti e non corruttibili gli appalti pubblici. È il primo esperimento al mondo di un membro di governo non umano. L’obiettivo politico è chiaro; la fattibilità tecnica e la cornice legale sono la vera partita.

Cosa sappiamo, verificato

Secondo le fonti ufficiali e internazionali, Diella:

  • nasce come assistente virtuale di e-Albania (il portale servizi), attiva da mesi e sviluppata in cooperazione con Microsoft; ora “sale di grado” con funzioni sul procurement.
  • è descritta come il “primo membro di gabinetto creato dall’AI”, con il compito di valutare i bandi e arrivare, a tappe, alla centralizzazione/automazione dell’assegnazione delle gare.
  • ha un perimetro istituzionale ancora controverso: lo status giuridico di “ministra” non è pacifico, l’opposizione parla di incostituzionalità; un voto parlamentare esplicito sul ruolo non è (ancora) definito.

Diella ha anche un volo sul portale di servizi e-Albania

Il mandato anti-corruzione: dal proclama ai flussi di lavoro

Il punto di attacco è il ciclo di vita delle gare: programmazione, pubblicazione, ricezione offerte, valutazione, aggiudicazione, esecuzione e controlli. Dai discorsi ufficiali emerge che Diella opererà soprattutto in:

  1. Screening di ammissibilità: controlli documentali, conflitti di interesse, blacklist, anomalie su tempi/costi.
  2. Valutazione tecnica/economica: punteggi coerenti con i criteri di bando, ranking delle offerte, rilevazione di outlier.
  3. Tracciabilità decisionalelog completi su ogni passaggio, archivio versioni, report per audit interni/esterni.
  4. Trasparenza pubblica: dashboard su risultati e motivazioni sintetiche delle scelte, con tempi, ribassi, varianti in corso d’opera.

Nota: questo è il modello operativo atteso in base al mandato dichiarato; i dettagli implementativi non sono stati ancora pubblicati in documentazione tecnica ufficiale.

Sotto il cofano: un’architettura plausibile

Dalle informazioni disponibili (e dalle best practice in govtech) è verosimile uno stack a più livelli:

  • Integrazione dati: collegamenti a e-Procurement nazionale, registro imprese, casellari sanzioni, basi UE (ESPD, TED), con normalizzazione e deduplica.
  • Motore regole + ML:
    • Rule engine per i vincoli hard (requisiti minimi, cause di esclusione, soglie).
    • Modelli ML per risk scoring, individuazione di cartelli/rotazioni anomale, clustering di varianti.
  • LLM mediato (per riassunti e spiegazioni, non per “decidere”): il modello linguistico genera motivi sintetici, ma il punteggio ufficiale viene dal rule engine/ML.
  • Explainability: SHAP/feature importance per le parti ML; card decisionale firmata digitalmente con hash dei dataset/versioni modello.
  • Governance del modello: lifecycle MLOps, versionamento, registri di addestramentored-team periodici, canale di contestazione per gli operatori economici.

Questa impostazione è coerente con il proposito governativo di togliere discrezionalità agli umani senza creare una “scatola nera”: i criteri di gara restano normativi, l’AI applica e spiega. (Quadro ricostruito su base comparativa e sulle dichiarazioni pubbliche; specifiche ufficiali non ancora pubblicate.)

Il nodo legale: chi firma davvero?

In UE l’aggiudicazione è un atto amministrativo che richiede responsabilità soggettiva. Tradotto: un umano deve firmare. Le fonti indicano un percorso “step-by-step”: Diella elabora e propone, l’amministrazione ratifica (o motiva il dissenso). Senza una norma ad hoc, l’AI non può essere titolare dell’atto; per questo il dibattito a Tirana è acceso.

Rischi reali (e come mitigarli)

  • Bias e lock-in: se lo sviluppo è legato a un unico fornitore, il rischio di dipendenza tecnologica è alto. Serve portabilità (formati aperti, API) e audit di terza parte.
  • Trasparenza dei dati: dataset incompleti o sporchi → decisioni distorte. Occorrono data pipeline certificabili e pubblicazione di dataset non sensibili per scrutiny civico.
  • Contenzioso: imprese escluse potranno impugnare le aggiudicazioni: fondamentale un dossier esplicativo per gara (regole applicate, pesi, motivi).
  • Sicurezza: supply-chain e prompt injection sui moduli LLM. Misure: segregazione reti, policy di contenuti e monitoring continuo.

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Cosa guardare nei prossimi 6–12 mesi

  • Decreti attuativi: chi è il responsabile del procedimento quando propone Diella?
  • KPI pubblici: tempi medi di aggiudicazione, percentuale gare con un solo offerente, ricorsi, varianti in corso d’opera.
  • Documentazione tecnicamodel cardrisk assessment, policy di explainability.
  • Interoperabilità UE: allineamento con prassi eProcurement europee e controlli ex-post.

Conclusione

Se Tirana trasforma l’annuncio in procedure verificabili, con audit indipendenti e firma umana responsabile, Diella può diventare un benchmark per piccoli/medi paesi che vogliono ridurre la corruzione di front-office e back-office negli appalti. Senza queste garanzie, rischia di restare una vetrina politica esposta a ricorsi e sfiducia pubblica.