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Google Opal: lo strumento no-code di Google è all’altezza di n8n e degli altri builder AI?

Lanciato il 25 luglio 2025 all’interno di Google Labs, Google Opal promette di semplificare drasticamente la creazione di mini‑app AI. L’idea è ambiziosa: permettere a chiunque – senza scrivere codice – di sviluppare e condividere applicazioni che sfruttano l’intelligenza artificiale, semplicemente descrivendole in linguaggio naturale.

Ma può davvero competere con strumenti già affermati come n8nFlowise o Pipedream? E il fatto che sia compatibile solo con i modelli AI di Google (come Gemini, Veo, Imagen) è un vantaggio o un limite?

Come funziona Google Opal

Opal consente di creare flussi visivi (flow) partendo da un prompt testuale: ad esempio, scrivendo “Crea un’app che organizza le mie ricette” viene generata una sequenza logica già funzionante, composta da blocchi modulari (“schede”) su una tela interattiva.

Google Opal, esempio di flusso
Flusso di flusso per cercare informazioni sulla reputazione di un azienda.

Questo approccio, definito vibe-coding, si basa su un editor misto: si può costruire e modificare l’app sia graficamente che via chat conversazionale. I blocchi possono includere input dell’utente, analisi tramite Gemini, generazione immagini con Imagen, oppure output video con Veo.

Ogni app può poi essere condivisa tramite link, in stile Google Docs, ed eventualmente remixata a partire da modelli predefiniti.

Solo AI Google: punto di forza o freno?

Al momento, Opal lavora esclusivamente con l’ecosistema AI di Google. Questo significa che non è possibile integrare modelli di OpenAI, Anthropic, Mistral o altri. L’utente può solo usare Gemini per il testo, Imagen per le immagini e Veo per i video.

Da un lato, questa integrazione profonda garantisce fluidità e compatibilità totale tra i componenti. Dall’altro, rende Opal chiuso rispetto ai flussi eterogenei e personalizzabili offerti da altri strumenti.

Google Opal - galleria dei flussi di esempio
Si può anche cominciare dai flussi di esempio e adattarli

Confronto: Opal vs n8n, Flowise, Pipedream

CaratteristicaGoogle Opaln8nFlowisePipedream
Accesso al codiceNo-code puroLow-code / codice modificabileVisual flow con nodi AICodice JS e step AI
Compatibilità AISolo AI Google (Gemini, Imagen, Veo)Plugin per OpenAI, Claude, ecc.Modelli Open Source e APIAmpia compatibilità (API/LLM)
Facilità d’usoAltissima, anche per non tecniciRichiede conoscenze tecnicheIntermedioTecnico
Distribuzione appLink condivisibile (tipo Docs)Integrazione in backendEmbeddabile/hosting customAPI-first
ObiettivoMini-app rapide e remixabiliAutomazioni personalizzateChatbot e AI agenti modulariServerless API + AI orchestration

Il confronto mette in luce una verità: Opal è eccellente per creare prototipi e piccole utility in modo istantaneo, ma non è ancora adatto ad applicazioni enterprise, complesse o che richiedano modelli AI esterni.

È al livello degli altri?

Dipende dall’uso.

  • Vuoi creare rapidamente una mini-app AI senza toccare una riga di codice, magari per testare un’idea o fare un prototipo visivo? Opal è imbattibile.
  • Hai bisogno di orchestrare LLM diversi, automazioni complesse o workflow aziendalin8n, Flowise o Pipedream restano molto più flessibili.

Inoltre, Opal è disponibile solo negli Stati Uniti (in beta pubblica), e alcuni utenti hanno già segnalato problemi di instabilità o limiti nella personalizzazione dei flussi.

Conclusione

Google Opal è un prodotto affascinante, che democratizza lo sviluppo AI e apre nuove strade per chi non ha competenze tecniche. Ma è anche uno strumento giovane, sperimentale e – per ora – chiuso all’interno dell’ecosistema Google.

Per chi cerca rapidità, accessibilità e prototipazione, Opal è una promessa concreta. Per chi punta su flessibilità, scalabilità e controllo, i competitor come n8n e Flowise restano più maturi.